I primi tatuaggi risalgono alle epoche più antiche, abbiamo avuto testimonianze di mummie del 500a.c. che possedevano tatoo, non certo a fini estetici come i nostri ma legati verosimilmente a riti religiosi e di passaggio.
Sappiamo anche che nell’antica Roma, l’imperatore Costantino, dopo la conversione al cristianesimo vietò i tatuaggi perché visti come deturpazione del corpo e quindi di un dono di Dio. A questi tempi, il tatuaggio veniva solitamente impiegato per marchiare gli schiavi con le iniziali del padrone;i criminali o i condannati venivano invece identificati con un marchio a fuoco sulla fronte.
Nel XI e XI secolo i crociati portavano sul proprio corpo il simbolo marchiato della croce di Gerusalemme perché, in caso di morte in battaglia, il soldato avrebbe potuto ricevere degna sepoltura cristiana.
Dopo le Crociate, il tatuaggio sembra scomparire dall’Europa, ma continua a restare diffuso negli altri continenti.
La religione islamica vieta i tatuaggi permanenti, allo stesso tempo però nella tradizione Araba e Indiana, alle sole donne è consentito tatuare mani e piedi con motivi floreali decorative, ma solo ed esclusivamente con Henne, in modo semipermanente.
Solo quando nel ‘700 l’esploratore James Cook approdò a Thaiti, ed ebbe modo di osservare le usanze polinesiane, riportò questa pratica anche in Europa. Durante queste spedizioni i marinai europei venirono a contatto con le popolazioni indigene delle isole del Pacifico, dove tatuarsi aveva un’importante valenza culturale e già nell’800 la tendenza prese piede tra le ciurme al punto che alcuni aprirono veri e propri negozi di tattoo nei porti.
Negli anni’60 e ’70 abbiamo assistito poi a una notevole ascesa dei tatuaggi, la cui diffusione riguarda soprattutto le comunità hippy e di motociclisti, fino ad arrivare ad ogni età e strato sociale.
Chiunque abbia un tatuaggio si sarà sentito ripetere più e più volte “che cosa significa?
Si tratta senza dubbio dell’espressione di body art più antica, ma non per tutti porta in sé un vero e proprio significato.
C’è chi si tatua il ricordo di una persona cara e chi, con il tatuaggio, vuole ricordare un momento o un sentimento. Tatuarsi ha valenze diverse a seconda delle persone: può essere allo stesso tempo un modo di comunicare amore o ribellione. I più corragiosi lo vedono come una vera e propria opera da sfoggiare sul corpo, ne sono un chiaro esempio i tatuaggi 3D i cui effetti grafici ad alta veridicità ne fanno un esempio di espressione artistica a tutti gli effetti.
Per altri invece si tratta di una questione puramente estetica, di moda. Ci si tatua anche per motivazioni di natura più psicologica,come per acquisire maggiore sicurezza in sé stessi, per apparire e per essere accettati dalla società.
In ogni caso è fondamentale essere assolutamente certi della scelta e del soggetto del tatuaggio. Mai sottoporsi ad una seduta se si è sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o di alcolici solo per prendere il coraggio di farlo e rivolgersi sempre a professionisti del settore che rispettino le norme etiche e igieniche.
Perchè se fare un tatuaggio risulta così semplice, toglierlo con il laser risulta molto più doloroso, dispendioso e non sempre efficace. Secondo delle ricerche, oggi circa il 30% di chi possiede un tatuaggio, vorebbe rimuoverlo, quindi attenzione, pensateci bene, perche’ un tatuaggio è per la vita.
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